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martedì 7 ottobre 2014

INCONTRO DI RENZI CON I SINDACATI-MAMMUTH. POLITICAMENTE CORRETTO MA CONCRETAMENTE INUTILE PERCHE' DA TEMPO NON SONO PIU' REALMENTE RAPPRESENTATIVI DI CHI LAVORA MA SOLO DI CHI CAMPA DI TASSE.

Penoso epilogo stamattina di mesi di incomunicabilità. I vertici di CGIL-CISL-UIL-UGL non hanno avuto neppure un'impennata di orgoglio.In pochi minuti è stata sancita la loro inutilità. Il Governo parla un linguaggio di riforme troppo moderno perchè sia recepito da questi ruderi.Andrà di fatto avanti senza di loro, nonostante loro e le future nostalgiche parate, come quella del 25 ottobre, di un regime di concertazione che non esiste più.
L'AGL ritiene che lo Statuto dei Lavoratori, quindi anche l'art. 18, vada modificato in direzione di quanto indicato dal Governo in quanto queste vecchie norme ormai sono dannose sia per chi lavora che per chi il lavoro lo sta cercando.L'ideale sarebbe il sistema americano ma ci rendiamo conto che sarebbe un salto troppo grosso per l'Italia. Certo che (e la Spagna lo dimostra) la direzione per attrarre investimenti è quella e sarebbe bene evitare di perdere tempo, pena l'emigrazione senza ritorno dei lavoratori italiani verso l'estero.Buona l'idea di mettere in busta paga il TFR su base volontaria e giuste le cautele che si stanno adottando per prevenire una crisi finanziaria delle PMI.E bene anche perchè più TFR si sottrae ai Fondi Previdenziali fallimentari di CGIL-CISL-UIL (che non a caso vi si stanno opponendo con insolita veemenza) meglio è. Bravo Renzi a rompere le uova nel paniere della Triplice anche prospettando una legge sulla rappresentanza. E' incostituzionale e truffaldino l'Accordo in materia dei sindacati con Confindustria e il Governo lo deve mandare all'aria.Siamo, sin dai tempi di Sacconi, per lo sviluppo della contrattazione aziendale e territoriale che aderisca meglio alle diverse realtà del Paese e promuova una maggiore produttività. Vanno spazzati via il dumping contrattuale, la falsa cooperazione e lo sfruttamento degli extracomunitari attraverso la fissazione del salario minimo. Il precariato va superato innanzitutto da un punto di vista culturale, passando a un sistema in cui tutti, nessuno escluso, passino da un lavoro all'altro senza traumi o privilegi anacronistici. Le politiche attive del lavoro e la vigilanza dovranno essere trasformate in maniera consequenziale. Così come gli ammortizzatori sociali. Ichino ha ragione nell'individuare nel contratto di ricollocazione una possibile via per superare un sistema di Cassa Integrazione che lega per anni lavoratori a posti di lavoro che non torneranno più.E infine la riforma della Pubblica Amministrazione. Va accelerata con determinazione. I processi avviati da Renzi richiedono risorse ingenti? Benissimo, purchè non vengano aumentate le tasse e sia ridotto il cuneo fiscale. Dove recuperare? Dalla Spending Review che va portata alle estreme conseguenze, riguardo alla macchina pubblica. Occorre, in fretta, equiparare in tutto e per tutto ai lavoratori privati i tre milioni e passa di dipendenti pubblici e, poiché la pacchia è veramente finita, è ora che lo Stato si disfi di ciò che ha di più caro, ossia, di qualche Ministero. Come si fa? Analogamente a quanto accaduto col Teatro dell'Opera di Roma. Ma facciamo presto.

giovedì 17 aprile 2014

IL RITORNO DI YASMINA

Yasmina (cell. 3881561049) da oggi torna a dirigere il Sindacato ricoprendo tre importanti incarichi: responsabile nazionale lavoratori arabi dell'ALEI-AGL (Emigrati e Immigrati) e Segretario Generale dell'AIAM-AGL (Inquilini, Assegnatari e Mutuatari) e dell'ALPENS-AGL (Pensionati).
Bentornata e buon lavoro da tutta l'AGL!

sabato 15 marzo 2014

MATTEO, SE CI SEI, BATTI UN COLPO. SARAI CREDIBILE SOLO SE SPAZZERAI VIA QUESTE SCHIFEZZE

da www.tiscali.it:

"Lei è morto da sei anni, ci renda 72mila euro di pensione": l'incredibile storia del pensionato Francesco

di Ignazio Dessì
 
“Scusate, ma io sono vivo”, ha detto con educazione ai disorientati impiegati comunali dopo aver ricevuto la notizia di “essere morto”. Eppure, secondo la  burocrazia impazzita, è così. E ci sono volute rabbia e determinazione, più l’intervento dei giornalisti, per ottenere almeno la promessa di una soluzione. Per poter sperare di sfuggire ai problemi creati da quell'errore. E sono tanti. Gli hanno per esempio bloccato la pensione e precluso l’acquisto delle medicine. Un morto infatti quei diritti non può averli. La storia comunque è incredibile e merita un approfondimento. Se non altro per mettere a nudo i toni surreali di certa burocrazia. Una breve ricerca, un numero di telefono e parte la chiamata per l'intervista. Quando risponde Francesco scherza: “Sì, sono proprio io. Il morto. E come può sentire sto piuttosto bene”. Poi racconta.
In un bel giorno d'inizio febbraio, lui, Francesco Giuzio, 79 anni, di Bari, riceve una telefonata dalla sua banca. Lo avvertono che le rate della pensione Enasarco e Inps sono state bloccate. Risulta deceduto. Giuzio non sa se ridere o piangere. Ma è un uomo gagliardo, fondamentalmente allegro, e nella vita ne ha viste di cotte e di crude. Nonostante i guai opta “per la prima soluzione”. Almeno così racconta alla cornetta, intervallando il tutto coi ricordi sulla Sardegna, dove ha fatto il militare nel ’58 e confessa di aver lasciato il cuore.
E’ stato il comune di Bari a dichiararlo ufficialmente defunto, comunicando il decesso ad altri enti come l’Inps. Così gli hanno bloccato l'assegno. E se non bastasse, l’ente di previdenza gli ha chiesto pure la restituzione di 72mila euro "indebitamente" percepiti nel periodo successivo alla sua “dipartita”. Francesco è sconcertato. Chiede spiegazioni agli uffici del comune e viene a sapere che il suo trapasso risale al 2008 (alla stessa data in cui purtroppo gli è morto un figlio di 37 anni, ndr) anche se ne hanno preso atto solamente nel 2014. Passato a miglior vita da almeno 6 anni, insomma. Eppure si presenta in Municipio in carne ed ossa. Basterebbe questo per risolvere tutto. Non per la burocrazia italica, però, che ha riti e tempi tutti particolari. Infatti i giorni passano e la pensione resta bloccata. E nessuno gli spiega nemmeno come sia avvenuto il disguido. “Silenzio assoluto”, sospira. Assurdo, ma è così. Gli consegnano solo un certificato di esistenza in vita, ed è lui a dover correre da un ufficio all’altro.
Del resto i guai si moltiplicano e il povero pensionato entra in una spirale perversa. Al laboratorio dove fa regolarmente i prelievi per controllare il diabete gli dicono che la Asl rigetta le sue richieste di analisi perché risulta morto. Alla banca gli comunicano che hanno chiesto di congelargli le somme accumulate “post mortem”. La pensione continua a non arrivare. Insomma i problemi aumentano e la disperazione pure. Così torna all'Inps per pretendere di essere riconosciuto vivo e porre fine all’incubo. Per riappropriarsi della propria esistenza. Ma i documenti rimbalzano da un ufficio all’altro e il tempo continua a scorrere. La burocrazia è un mostro terribile nel nostro Paese e Kafka le fa un baffo.
La storia è allucinante ed urta soprattutto per un fatto: che una volta preso atto della situazione chi di dovere non sia corso subito a porvi rimedio. Così rimbalza su giornali e tv locali, l’indignazione dell’opinione pubblica sale e - guarda caso - qualcosa si muove. “Proprio oggi un dirigente Inps mi ha chiamato e mi ha promesso che presto, dopo due mesi di blocco, riavrò la pensione”, rivela Francesco al telefono. Sarà vero? Staremo a vedere. Lui lascia spazio solamente a una riflessione amara: “In Italia, per poter ottenere il dovuto, bisogna sempre ricorrere a qualche santo protettore, oppure ai media. Se stai zitto non ottieni nulla, anche se ti spetta...  in maniera lampante”.
 
13 marzo 2014