Da HUFFINGTON POST
http://www.huffingtonpost.it/2012/12/28/bando-lampo-al-dipartimento_n_2374110.html?utm_hp_ref=italy
Autore:
"""""""""Bando lampo al Dipartimento Pari Opportunità
di Elsa Fornero. A Natale si cercano quattro consulenti, ma ci sono solo sette
giorni di tempo per la domanda.
Quattro incarichi di consulenza
della durata di diciotto mesi con compensi variabili tra i 30 mila e gli 80 mila
euro all'anno. L'offerta messa a disposizione dal dipartimento delle Pari Opportunità che fa capo al ministro
Elsa Fornero è allettante. Prerequisiti: una buona conoscenza dell'inglese,
una laurea magistrale, esperienza nella pubblica amministrazione con piccole
sfumature a seconda dei progetti legati a ciascun incarico.
Bando pubblico, all'insegna della massima trasparenza. E,
nomen omen, delle pari opportunità. O quasi. Perché l'avviso di
selezione è stato pubblicato sul sito del dipartimento giovedì 20 dicembre, e a
pagina 7 comma 9 il testo recita: "La candidatura deve essere compilata entro
sette giorni dalla data di pubblicazione del presente Avviso.". Una settimana di
tempo, compresi un weekend, due festivi e un prefestivo: 22, 23, 24, 25 e 26.
Un'impresa da maratoneti natalizi.
Non solo, anche i più attenti e assidui
visitatori del sito del dipartimento delle Pari Opportunità che avessero
potuto notare per tempo il bando e trovato il modo - festività permettendo- di
presentare la domanda nel tempo utile hanno dovuto però scontrarsi con un'altra
limitazione non da poco, resa manifesta soltanto qualche riga prima del capitolo
precedente. Pagina 6, comma 6: "Nella procedura di valutazione si terrà conto
delle pregresse esperienze di collaborazione con Dipartimento Pari Opportunità".
Insomma, lingue, laurea, merito & co sono condizioni necessarie ma non
sufficienti. Meglio ancora potere fare affidamento si chi vanta già esperienze
all'interno dello stesso dipartimento.
Nessuna anomalia secondo i tecnici
del dipartimento. "La ricerca dei consulenti avviene tramite una selezione
all'interno della nostra banca dati" spiega il Dott. Alberto De Stefano,
responsabile del procedimento (firmato dal capo del Dipartimento Patrizia De
Rose). "I sette giorni sono il periodo in cui è possibile presentare la propria
candidatura all'albo degli esperti da cui poi si attinge per la ricerca dei
profili, tutto con la massima trasparenza"."""""""""
venerdì 28 dicembre 2012
mercoledì 26 dicembre 2012
RISCHIO SANITARIO AMBIENTALE: COME ANALIZZARLO, CASO PER CASO, PER BONIFICARE
In Italia i siti contaminati sono rappresentati per la stragrande
maggioranza da impianti industriali, in attività o dismessi, discariche e
punti vendita carburanti. Quindi, in questi casi, i lavoratori e/o i residenti sono
potenzialmente a rischio per esposizione (inalazione, ingestione e/o
contatto dermico) ad agenti chimici pericolosi presenti nel suolo
insaturo o nelle acque di falda su cui insistono tali attività.
La Banca Dati "ISS-INAIL" per l’Analisi di Rischio sanitario ambientale è stata elaborata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL).
L'importanza e l'utilità di questa banca dati consiste nel rendere uniformi a livello nazionale i valori dei parametri caratteristici di tali sostanze, necessari per l'applicazione della procedura di analisi di rischio. Questo strumento ha, quindi, permesso di superare il problema legato alla mancata uniformità delle banche dati implementate nei software comunemente utilizzati a livello nazionale, che spesso contengono valori dei parametri chimico-fisici e tossicologici molto diversi tra di loro. Inoltre, la sua precedente versione conteneva delle incongruenze relative alla classificazione di cancerogenicità delle sostanze che, con la presente edizione, si ritengono superate.
VAI AL SITO INAIL PER L'ARTICOLO:
http://www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop?_nfpb=true&_pageLabel=PAGE_SALASTAMPA&nextPage=Prodotti/News/2012/Ricerca_e_tecnologie_della_sicurezza/info-1225589329.jsp
E A QUELLO DELL'ISS PER LA BANCA DATI COMPLETA:
http://www.iss.it/iasa/?lang=1&tipo=40
La Banca Dati "ISS-INAIL" per l’Analisi di Rischio sanitario ambientale è stata elaborata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL).
L'importanza e l'utilità di questa banca dati consiste nel rendere uniformi a livello nazionale i valori dei parametri caratteristici di tali sostanze, necessari per l'applicazione della procedura di analisi di rischio. Questo strumento ha, quindi, permesso di superare il problema legato alla mancata uniformità delle banche dati implementate nei software comunemente utilizzati a livello nazionale, che spesso contengono valori dei parametri chimico-fisici e tossicologici molto diversi tra di loro. Inoltre, la sua precedente versione conteneva delle incongruenze relative alla classificazione di cancerogenicità delle sostanze che, con la presente edizione, si ritengono superate.
VAI AL SITO INAIL PER L'ARTICOLO:
http://www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop?_nfpb=true&_pageLabel=PAGE_SALASTAMPA&nextPage=Prodotti/News/2012/Ricerca_e_tecnologie_della_sicurezza/info-1225589329.jsp
E A QUELLO DELL'ISS PER LA BANCA DATI COMPLETA:
http://www.iss.it/iasa/?lang=1&tipo=40
lunedì 24 dicembre 2012
INFORTUNATI: INAIL ALLARGA CURE RIMBORSABILI
Clicca qui sotto per scaricare la relativa Circolare INAIL:
http://normativo.inail.it/bdninternet/2012/ci201262.htm
L'Inail allarga la sua rete di protezione, mettendo a suo carico anche le spese per farmaci di fascia C, finora non rimborsabili, sostenute da lavoratori infortunati o che hanno contratto malattie professionali. Si tratta di un ampio spettro di medicine, dai prodotti economici a medicinali cari, dagli antibiotici agli ansiolitici.
La Circolare prevede, infatti, che gli esborsi sostenuti per l'acquisto di numerosi trattamenti necessari al recupero dell'integrità' psico-fisica a seguito di infortuni o tecnopatie siano risarciti dall'Istituto. Rientrano cure e farmaci utilizzati in chirurgia, ortopedia, oculistica, dermatologia, neurologia e psichiatria. Le spese devono essere certificare da parte dei medici dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e gli interessati dovranno fornire lo scontrino che ne confermi l'acquisto.
Il Sistema sanitario nazionale prevede forme di rimborso solo per i farmaci di prima fascia, i cosiddetti "salvavita" totalmente a carico dello Stato, e di seconda fascia, solo in parte ricadenti sulle tasche del cittadino. Mentre ora il risarcimento si estende a tanti farmaci prima esclusi ( pomate oftalmiche, antidolorifici, vaccino per l'osteomielite o a quelli per curare i disturbi di origine nervosa legati a traumi psichici post-infortunio).
http://normativo.inail.it/bdninternet/2012/ci201262.htm
L'Inail allarga la sua rete di protezione, mettendo a suo carico anche le spese per farmaci di fascia C, finora non rimborsabili, sostenute da lavoratori infortunati o che hanno contratto malattie professionali. Si tratta di un ampio spettro di medicine, dai prodotti economici a medicinali cari, dagli antibiotici agli ansiolitici.
La Circolare prevede, infatti, che gli esborsi sostenuti per l'acquisto di numerosi trattamenti necessari al recupero dell'integrità' psico-fisica a seguito di infortuni o tecnopatie siano risarciti dall'Istituto. Rientrano cure e farmaci utilizzati in chirurgia, ortopedia, oculistica, dermatologia, neurologia e psichiatria. Le spese devono essere certificare da parte dei medici dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e gli interessati dovranno fornire lo scontrino che ne confermi l'acquisto.
Il Sistema sanitario nazionale prevede forme di rimborso solo per i farmaci di prima fascia, i cosiddetti "salvavita" totalmente a carico dello Stato, e di seconda fascia, solo in parte ricadenti sulle tasche del cittadino. Mentre ora il risarcimento si estende a tanti farmaci prima esclusi ( pomate oftalmiche, antidolorifici, vaccino per l'osteomielite o a quelli per curare i disturbi di origine nervosa legati a traumi psichici post-infortunio).
mercoledì 19 dicembre 2012
“ASPI” , “MINI-ASPI 2012” e “MINI-ASPI” : LE ULTERIORI ISTRUZIONI DELL'INPS SULLA NUOVA “DISOCCUPAZIONE”
L'INPS fornisce alcuni chiarimenti in merito all'Indennità di disoccupazione
"mini-ASpI 2012":
L'INPS ritiene che l'ipotesi della procedura di licenziamento per giustificato motivo oggettivo conclusa in sede conciliativa con una risoluzione consensuale configuri un'ipotesi di cessazione involontaria del rapporto di lavoro, dando così titolo all’accesso alla tutela del reddito corrispondente:
http://www.inps.it/bussola/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualURL=%2fMessaggi%2fMessaggio%20numero%2020830%20del%2018-12-2012.htm
L'INPS fornisce le istruzioni circa le
nuove discipline, previste dall'articolo 2 della Legge n. 92/2012 (Riforma del
Mercato del Lavoro), conosciute come: Indennità di disoccupazione ASpI e
mini–ASpI:
http://www.inps.it/bussola/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualURL=%2fCircolari%2fCircolare%20numero%20142%20del%2018-12-2012.htm
L'INPS ritiene che l'ipotesi della procedura di licenziamento per giustificato motivo oggettivo conclusa in sede conciliativa con una risoluzione consensuale configuri un'ipotesi di cessazione involontaria del rapporto di lavoro, dando così titolo all’accesso alla tutela del reddito corrispondente:
lunedì 17 dicembre 2012
ADDIO "Disoccupazione"! DALL'1.1.2013 ARRIVA L' "ASPI" (Assicurazione Sociale per l'Impiego)
L’articolo 2 della legge n. 92 del 28 giugno 2012 ha istituito, con decorrenza
1° gennaio 2013, l’Assicurazione Sociale per l’Impiego (ASpI), con la funzione
di fornire un’indennità mensile di disoccupazione ai lavoratori che abbiano
perduto involontariamente la propria occupazione. L’ASpI – che sostituisce la
preesistente assicurazione contro la disoccupazione involontaria – si
caratterizza per l’ampliamento della platea dei soggetti tutelati, per l’aumento
della misura e della durata delle indennità erogabili agli aventi diritto,
nonchè per un sistema di finanziamento alimentato da un contributo ordinario e
da maggiorazioni contributive.
Clicca qui sotto e leggi la Circolare INPS per capire come funziona:
http://www.inps.it/bussola/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualURL=%2fCircolari%2fCircolare%20numero%20140%20del%2014-12-2012.htm
Clicca qui sotto e leggi la Circolare INPS per capire come funziona:
http://www.inps.it/bussola/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualURL=%2fCircolari%2fCircolare%20numero%20140%20del%2014-12-2012.htm
giovedì 13 dicembre 2012
martedì 4 dicembre 2012
DROGA: BREAKING THE TABOO
************************
COMMENTO AGL:
Chi ci segue sa che noi, da tempo, siamo sulla stessa linea delle celebrità di cui sopra e ci ha fatto molto piacere che abbiamo manifestato il loro consenso a tale iniziativa Jimmy Carter e Bill Clinton, ex Presidenti USA ed esponenti del Partito Democratico americano.
Auspichiamo che anche in Italia si proceda su questa linea da parte del presente e del futuro governo.
Sottolineiamo, come già fatto in precedenza, l'aspetto fiscale della questione. Anche nel nostro Paese, tra l'altro, abbiamo un forte Partito Democratico e speriamo che non si faccia sfuggire l'occasione di dimostrare che l'Italia non necessariamente deve essere sempre il fanalino di coda dell'Occidente.
sabato 1 dicembre 2012
CORTE COSTITUZIONALE SU MATERNITA' PER LIBERE PROFESSIONISTE CHE ADOTTANO UN BAMBINO
Corte Costituzionale Sentenza n. 257 del 22.11.2012 (brani della sentenza):
""""""""""(...)1.— Il Tribunale di Modena, in funzione di giudice del lavoro, con ordinanza del 27 settembre 2011 (r.o. n. 98 del 2012) ha sollevato questione di legittimità costituzionale degli articoli 64, comma 2, e 67, comma 2, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53), in riferimento agli articoli 3, 31 e 37 della Costituzione «nella parte in cui, relativamente alle lavoratrici autonome e alle lavoratrici iscritte alla gestione separata e tenute al versamento della contribuzione dello 0,5 per cento di cui all’art. 59, comma 16, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, che abbiano adottato un minore, prevedono l’indennità di maternità per un periodo di tre mesi anziché di cinque mesi».(...)
Ciò posto si deve osservare che, come questa Corte ha già affermato, gli istituti nati a salvaguardia della maternità non hanno più, come in passato, il fine precipuo ed esclusivo di protezione della donna, ma sono destinati anche alla garanzia del preminente interesse del minore, che va tutelato non soltanto per quanto attiene ai bisogni più propriamente fisiologici ma anche in riferimento alle esigenze di carattere relazionale ed affettivo, collegate allo sviluppo della sua personalità (sentenze n. 385 del 2005 e n. 179 del 1993).
Tale principio è tanto più presente nelle ipotesi di affidamento preadottivo e di adozione, nelle quali l’astensione dal lavoro non è finalizzata solo alla tutela della salute della madre, ma mira anche ad agevolare il processo di formazione e crescita del bambino (sentenza n. 385 del 2005), creando le condizioni di una più intensa presenza degli adottanti, cui spetta (tra l’altro) la responsabilità di gestire la delicata fase dell’ingresso del minore nella sua nuova famiglia.
In questo quadro, non si giustifica, ed appare anzi manifestamente irragionevole, che, con riferimento alla stessa categoria dei genitori adottivi, mentre alle lavoratrici dipendenti, che abbiano adottato o avuto in affidamento preadottivo un minore, spetta un congedo di maternità (con relativa indennità) per un periodo massimo di cinque mesi, sia in caso di adozione (o affidamento preadottivo) nazionale che internazionale (art. 26, commi 1, 2 e 3 del d.lgs. n. 151 del 2001), alle lavoratrici iscritte alla gestione separata sia riconosciuta un’indennità di maternità per soli tre mesi. L’irragionevolezza di tale trattamento differenziato è palese, ove si consideri che, in entrambi i casi, si verte in tema di adozione o di affidamento preadottivo.
È vero che tra lavoratrici dipendenti e lavoratrici iscritte alla gestione separata sussistono differenze che rendono le due categorie non omogenee. Nella questione in esame però vengono in rilievo non già tali diversità, bensì la necessità di adeguata assistenza per il minore nella delicata fase del suo inserimento nella famiglia, anche nel periodo che precede il suo ingresso nella famiglia stessa, e tale necessità si presenta con connotati identici per entrambe le categorie di lavoratrici.
Ne deriva che la discriminazione sopra riscontrata si rivela anche lesiva del principio di parità di trattamento tra le due figure di lavoratrici sopra indicate che, con riguardo ai rapporti con il minore (adottato o affidato in preadozione), nonché alle esigenze che dai rapporti stessi derivano, stante l’identità del bene da tutelare, vengono a trovarsi in posizioni di uguaglianza.
Conclusivamente, deve essere dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 64, comma 2, del d.lgs. n. 151 del 2001, come integrato dal richiamo al d.m. 4 aprile 2002 del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 136 del 12 giugno 2002, nella parte in cui, relativamente alle lavoratrici iscritte alla gestione separata di cui all’art. 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995, che abbiano adottato o avuto in affidamento preadottivo un minore, prevede l’indennità di maternità per un periodo di tre mesi anziché di cinque mesi.
Ogni altro profilo rimane assorbito.
per questi motivi
LA CORTE COSTITUZIONALE
1) dichiara l’illegittimità costituzionale dell’articolo 64, comma 2, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53), come integrato dal richiamo al decreto ministeriale 4 aprile 2002 del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 136 del 12 giugno 2002, nella parte in cui, relativamente alle lavoratrici iscritte alla gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335 (Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare), che abbiano adottato o avuto in affidamento preadottivo un minore, prevede l’indennità di maternità per un periodo di tre mesi anziché di cinque mesi;
2) dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 67, comma 2, del d.lgs. n. 151 del 2001, sollevata dal Tribunale di Modena, in funzione di giudice del lavoro, in riferimento agli articoli 3, 31 e 37 della Costituzione, con l’ordinanza indicata in epigrafe
(...)
F.to:
Alfonso QUARANTA, Presidente
Alessandro CRISCUOLO, Redattore
Gabriella MELATTI, Cancelliere (...)""""""""""
""""""""""(...)1.— Il Tribunale di Modena, in funzione di giudice del lavoro, con ordinanza del 27 settembre 2011 (r.o. n. 98 del 2012) ha sollevato questione di legittimità costituzionale degli articoli 64, comma 2, e 67, comma 2, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53), in riferimento agli articoli 3, 31 e 37 della Costituzione «nella parte in cui, relativamente alle lavoratrici autonome e alle lavoratrici iscritte alla gestione separata e tenute al versamento della contribuzione dello 0,5 per cento di cui all’art. 59, comma 16, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, che abbiano adottato un minore, prevedono l’indennità di maternità per un periodo di tre mesi anziché di cinque mesi».(...)
Ciò posto si deve osservare che, come questa Corte ha già affermato, gli istituti nati a salvaguardia della maternità non hanno più, come in passato, il fine precipuo ed esclusivo di protezione della donna, ma sono destinati anche alla garanzia del preminente interesse del minore, che va tutelato non soltanto per quanto attiene ai bisogni più propriamente fisiologici ma anche in riferimento alle esigenze di carattere relazionale ed affettivo, collegate allo sviluppo della sua personalità (sentenze n. 385 del 2005 e n. 179 del 1993).
Tale principio è tanto più presente nelle ipotesi di affidamento preadottivo e di adozione, nelle quali l’astensione dal lavoro non è finalizzata solo alla tutela della salute della madre, ma mira anche ad agevolare il processo di formazione e crescita del bambino (sentenza n. 385 del 2005), creando le condizioni di una più intensa presenza degli adottanti, cui spetta (tra l’altro) la responsabilità di gestire la delicata fase dell’ingresso del minore nella sua nuova famiglia.
In questo quadro, non si giustifica, ed appare anzi manifestamente irragionevole, che, con riferimento alla stessa categoria dei genitori adottivi, mentre alle lavoratrici dipendenti, che abbiano adottato o avuto in affidamento preadottivo un minore, spetta un congedo di maternità (con relativa indennità) per un periodo massimo di cinque mesi, sia in caso di adozione (o affidamento preadottivo) nazionale che internazionale (art. 26, commi 1, 2 e 3 del d.lgs. n. 151 del 2001), alle lavoratrici iscritte alla gestione separata sia riconosciuta un’indennità di maternità per soli tre mesi. L’irragionevolezza di tale trattamento differenziato è palese, ove si consideri che, in entrambi i casi, si verte in tema di adozione o di affidamento preadottivo.
È vero che tra lavoratrici dipendenti e lavoratrici iscritte alla gestione separata sussistono differenze che rendono le due categorie non omogenee. Nella questione in esame però vengono in rilievo non già tali diversità, bensì la necessità di adeguata assistenza per il minore nella delicata fase del suo inserimento nella famiglia, anche nel periodo che precede il suo ingresso nella famiglia stessa, e tale necessità si presenta con connotati identici per entrambe le categorie di lavoratrici.
Ne deriva che la discriminazione sopra riscontrata si rivela anche lesiva del principio di parità di trattamento tra le due figure di lavoratrici sopra indicate che, con riguardo ai rapporti con il minore (adottato o affidato in preadozione), nonché alle esigenze che dai rapporti stessi derivano, stante l’identità del bene da tutelare, vengono a trovarsi in posizioni di uguaglianza.
Conclusivamente, deve essere dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 64, comma 2, del d.lgs. n. 151 del 2001, come integrato dal richiamo al d.m. 4 aprile 2002 del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 136 del 12 giugno 2002, nella parte in cui, relativamente alle lavoratrici iscritte alla gestione separata di cui all’art. 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995, che abbiano adottato o avuto in affidamento preadottivo un minore, prevede l’indennità di maternità per un periodo di tre mesi anziché di cinque mesi.
Ogni altro profilo rimane assorbito.
per questi motivi
LA CORTE COSTITUZIONALE
1) dichiara l’illegittimità costituzionale dell’articolo 64, comma 2, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53), come integrato dal richiamo al decreto ministeriale 4 aprile 2002 del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 136 del 12 giugno 2002, nella parte in cui, relativamente alle lavoratrici iscritte alla gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335 (Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare), che abbiano adottato o avuto in affidamento preadottivo un minore, prevede l’indennità di maternità per un periodo di tre mesi anziché di cinque mesi;
2) dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 67, comma 2, del d.lgs. n. 151 del 2001, sollevata dal Tribunale di Modena, in funzione di giudice del lavoro, in riferimento agli articoli 3, 31 e 37 della Costituzione, con l’ordinanza indicata in epigrafe
(...)
F.to:
Alfonso QUARANTA, Presidente
Alessandro CRISCUOLO, Redattore
Gabriella MELATTI, Cancelliere (...)""""""""""
giovedì 22 novembre 2012
PERMESSI PER ASSISTENZA A FAMIGLIARE DISABILE : MESSAGGIO INPS
INPS Messaggio 18728 del 15.11.2012
A seguito della Circolare 117/2012, precisazione:dal 1.10.2012 presentazione esclusivamente per via telematica ma solo per i lavoratori del privato. Quelli alle dipendenze delle PP.AA.dovranno continuare a far riferimento al proprio datore di lavoro.
Clicca qui sotto per leggere il messaggio INPS
http://www.inps.it/bussola/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualURL=%2fMessaggi%2fMessaggio%20numero%2018728%20del%2015-11-2012.htm
A seguito della Circolare 117/2012, precisazione:dal 1.10.2012 presentazione esclusivamente per via telematica ma solo per i lavoratori del privato. Quelli alle dipendenze delle PP.AA.dovranno continuare a far riferimento al proprio datore di lavoro.
Clicca qui sotto per leggere il messaggio INPS
http://www.inps.it/bussola/VisualizzaDoc.aspx?sVirtualURL=%2fMessaggi%2fMessaggio%20numero%2018728%20del%2015-11-2012.htm
ITALIANI ALL'ESTERO, LEGGE DI STABILITA': GOVERNO BATTUTO
(nella foto, l'On. Fabio Porta del Partito Democratico)
Finalmente un segnale positivo giunge, dopo tanto tempo, dal Parlamento italiano, sull'annosa questione degli italiani all'estero di cui noi, come AGL, ci eravamo interessati, da ultimo, non molto tempo fa (clicca sul seguente link:
http://agl-brasile.blogspot.it/2012/10/brasile-la-fila-della-cittadinanza.html )
Il governo infatti, è stato battuto su un ordine del giorno del Pd alla legge di Stabilità, sugli italiani all'estero. Il testo approvato di Fabio Porta ( http://www.fabioporta.com/it/ ), impegna l'esecutivo "a promuovere la cultura e la lingua italiana nel mondo, a consentire la copertura degli interventi di solidarietà per i nostri connazionali, soprattutto anziani, in condizioni di bisogno che vivono in aree attraversate da difficoltà di ordine economico e sociale e di ripristinare le voci relative alle operazioni elettorali riguardanti i Comites (Comitato degli italiani residenti all'estero) e il Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero) inspiegabilmente soppresse nonostante la legge di rinvio preveda il rinnovo entro il 2014". Il governo aveva chiesto una riformulazione che non è stata accolta dal presentatore.
Come AGL continueremo a seguire la questione, a sollecitare questo e i futuri governi sull'argomento, a collaborare con tutti i soggetti che hanno a cuore questo argomento.
Finalmente un segnale positivo giunge, dopo tanto tempo, dal Parlamento italiano, sull'annosa questione degli italiani all'estero di cui noi, come AGL, ci eravamo interessati, da ultimo, non molto tempo fa (clicca sul seguente link:
http://agl-brasile.blogspot.it/2012/10/brasile-la-fila-della-cittadinanza.html )
Il governo infatti, è stato battuto su un ordine del giorno del Pd alla legge di Stabilità, sugli italiani all'estero. Il testo approvato di Fabio Porta ( http://www.fabioporta.com/it/ ), impegna l'esecutivo "a promuovere la cultura e la lingua italiana nel mondo, a consentire la copertura degli interventi di solidarietà per i nostri connazionali, soprattutto anziani, in condizioni di bisogno che vivono in aree attraversate da difficoltà di ordine economico e sociale e di ripristinare le voci relative alle operazioni elettorali riguardanti i Comites (Comitato degli italiani residenti all'estero) e il Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero) inspiegabilmente soppresse nonostante la legge di rinvio preveda il rinnovo entro il 2014". Il governo aveva chiesto una riformulazione che non è stata accolta dal presentatore.
Come AGL continueremo a seguire la questione, a sollecitare questo e i futuri governi sull'argomento, a collaborare con tutti i soggetti che hanno a cuore questo argomento.
giovedì 8 novembre 2012
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE:L'INIZIO DELLA FINE?
Muore di tumore a 56 anni, per l'Inps
può lavorare e
non merita la pensione
Arriva in novembre l'esito della visita di marzo:
Michelina è già
deceduta, per l'istituto è in grado di camminare: «Presi in
giro»
di Paolo
Calia
TREVISO - Assalita dal tumore, fiaccata
dalla chemioterapia, costretta
in carrozzina per evitare di cadere: per l'Inps però quella donna trevigiana, ex parrucchiera, così debilitata è invece in grado di camminare e lavorare e quindi non meritevole di una pensione d'invalidità. Ma c'è di più: l'esito della visita davanti alla commissione medica fatta a marzo è arrivato ieri, 7 novembre, a cinque mesi di distanza dalla morte e dal funerale della diretta interessata. Una vicenda paradossale ma, purtroppo, estremamente reale. La protagonista è Michelina Bruschetta, morta il 18 giugno a 56 anni. Nata a Castelfranco, residente a Silea ma conosciutissima a Treviso dove per 34 anni, assieme alla sorella Ivana, ha gestito un salone da parrucchiera. Tre anni fa le viene diagnosticato il tumore: mesotelioma pleurico. Una forma particolare, legata alle polveri d'amianto presenti, un tempo, in molti prodotti utilizzati dalle parrucchiere. Michelina è costretta a lasciare il suo lavoro. Un anno e mezzo fa anche Ivana si ritira, vende l'attività e si dedica alla sorella. Inizia il calvario tra dottori, ospedali e mille carte da firmare. L'avvocato trevigiano Sossio Vitale riesce a far ottenere a Michelina le agevolazioni previste dall'Inail per chi è colpito da malattie professionali. Poi le due sorelle si rivolgono all'Inps per l'accompagnatoria prevista per gli invalidi al 100 per cento. «Abbiamo sempre pagato tutto, osservato tutte le leggi. Sinceramente mi sento presa in giro», dice Ivana che ieri mattina ha ricevuto dall'Inps la risposta alla domanda fatta a marzo. Ovviamente la pensione d'invalidità non serve più a nessuno. Non è questo a ferire ma le motivazioni con cui i medici hanno bocciato la richiesta: «La commissione medica superiore riconosce l'interessato non invalido». Spiegando che la patologia non è "invalidante" e che la capacità lavorativa "non è ridotta". In poche parole: Michelina, attaccata dal tumore e debilitata dalla chemioterapia, costretta a muoversi in sedia a rotelle per non stancarsi troppo, per l'Inps poteva lavorare e camminare. Vitale osserva sconsolato: «Purtroppo seguo anche altri casi del genere. Capisco l'esigenza di tagliare i costi, ma parliamo di un malato oncologico morto nel giro di tre mesi, che si muoveva in carrozzina e considerato, invece, in grado di camminare. Per i malati di questo tipo la pensione dovrebbe essere riconosciuta almeno durante il periodo della chemioterapia». |
Giovedì 08 Novembre 2012 - 09:07 Ultimo aggiornamento:
09:59""""""""""
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COMMENTO ALP-AGL Il fatto è increscioso e purtroppo, nonostante quanto si possa pensare, non strettamente legato alla spending review ma al modo di essere, da diversi anni, della Pubblica Amministrazione in Italia. La quale sta arrivando al capolinea. I cittadini la mantengono con un elevatissimo carico fiscale ma, invece di ottenere delle prestazioni ne ricavano, come suol dirsi in termine sportivo, delle "controprestazioni". Ossia: paghiamo e non solo non abbiamo benefici ma addirittura dei danni.E' catastrofismo? Non lo sappiamo. Basta fare però un sondaggio tra i cittadini e tutti immaginiamo cosa essi risponderanno. In Italia abbiamo una burocrazia colossale, dirigenti strapagati, impiegati pagati con stipendi da fame, soldi destinati alle risorse materiali che partono dal contribuente e , a causa della corruzione, arrivano in minima parte alla loro destinazione. Se ragionassimo su qualsiasi Ministero o Pubblica Amministrazione ci accorgeremmo della sostanziale inutilità di gran parte delle funzioni in teoria svolte. Molti Ministeri ed Enti cioè creano per lo più problemi a chi vuole vivere e lavorare, più che soluzioni.Sia perchè le leggi sono fatte male e ripetitive, sia perchè le stesse vengono violate e aggirate impunemente da chi può. Arriverà il momento , tra poco, che il cittadino si ribellerà una volta per tutte e si rifiuterà di pagare ancora per mantenere questo sconcio. Allora noi diciamo: no, una Pubblica Amministrazione è indispensabile che esista e funzioni soprattutto per i più bisognosi. E' necessario che chi lavora in buona fede al suo interno conservi il posto di lavoro e guadagni di più. Ma per realizzare ciò è urgente che la pulizia parta dal suo interno. Ogni lavoratore pubblico deve diventare controllore di ciò che gli avviene intorno e denunciare, anche avvalendosi di sindacati (veri, quindi ne sono rimasti pochi) che lo tutelino in maniera anche dura, senza guardare in faccia a nessuno. Per altri comportamenti ormai è tardi. Non salveranno la Pubblica Amministrazione nè l'omertà, nè la connivenza nè il collaborazionismo sindacale (magari mascherato da concertazione) adeguatamente ricompensato dai centri di potere dirigenziali.Svegliamoci e impediamo ai nostri nemici di portare il Paese allo sfascio.Altrimenti noi lavoratori pubblici rischieremmo, per opera di costoro, di perdere tutto: occupazione per noi stessi e servizi per la cittadinanza la quale a un certo punto dirà:"bene, caro Stato, se i soldi che ci trattieni te li mangi, allora lasciaceli e vattene al diavolo. Almeno potremo comprarci, nei limiti del possibile, quanto ci serve dai privati. Sempre meglio che buttarli via affidandoteli".Il resto sarà compito della politica e l'augurio che noi possiamo fare è solo che si cerchi di scegliere per il meglio a chi affidarci in futuro. |
martedì 30 ottobre 2012
FORNERO CONFERMA : RIFORMA PENSIONI FATTA "MENTULA CANIS"
Clicca su questo link per guardare il video-confessione
http://www.ansa.it/web/notizie/videogallery/italia/2012/10/29/Fornero-esodati-sapevamo-tutto-mi-candido-_7712944.html
http://www.ansa.it/web/notizie/videogallery/italia/2012/10/29/Fornero-esodati-sapevamo-tutto-mi-candido-_7712944.html
venerdì 26 ottobre 2012
STRANIERI:DOMANDA REGOLARIZZAZIONE,ASSISTENZA SANITARIA,CODICE FISCALE
Emanata la
Circolare Ministero Interno 26.10.2012.
I lavoratori per i quali è stata
presentata la domanda sono assimilabili a quelli che hanno già un permesso di
soggiorno e vanno iscritti al Servizio Sanitario Nazionale.In tal modo, come
lavoratori, in caso di malattia potranno avere il certificato e la conseguente
indennità pagata dall’Inps.Finchè non termina la procedura di regolarizzazione,
il lavoratore straniero non può essere espulso.Dal momento che generalmente i lavoratori stranieri coinvolti nella regolarizzazione non hanno ancora un codice fiscale e lo otterranno solo quando verranno convocati dallo Sportello Unico per l’Immigrazione, il ministero ritiene che vadano assistiti come "stranieri temporaneamente presenti", mentre per il rilascio della tessera sanitaria dovranno aspettare il codice fiscale.
I pochi che invece hanno già un codice fiscale, ad esempio perché in passato erano stati "regolari" in Italia o erano titolari di un permesso che non consentiva di lavorare potranno iscriversi direttamente al servizio sanitario nazionale.
mercoledì 24 ottobre 2012
SANITA': SPENDING REVIEW O SPENDING "DIPPIU' "?
E' ormai avvenuto che l'adozione da parte del governo della spending review
abbia prodotto un effetto a cascata (una volta si chiamava scarica barile) sulle
Regioni le quali sono state obbligate in fretta e furia a risparmiare dove era
possibile, oltre che necessario. Si sa che la maggiore fonte di spesa per le
regioni è la sanità quindi, cascata sulle ASL , seguita da cascatine sulle
singole aziende ospedaliere. Ricordiamoci che la questione è serissima: stiamo
parlando della salute della gente. Siamo vicini forse a una svolta. Ossia,
potrebbe accadere che a breve quello che ognuno di noi dava per scontato e
sicuro, rivolgendosi a uno ospedale (facendo i debiti scongiuri) a breve non
possa esserlo più. Di solito, quando c'è da risparmiare si comincia, guarda
caso, dal basso, anche se l'ordine viene dall'alto. Chi sono i più deboli? I
malati. Da chi vengono accuditi, per lo più , di fatto? Da lavoratori che sono i
più deboli e sfruttati: quegli degli appalti di servizi, spesso precari,
sfruttati e sottopagati. Negli ospedali normali accade ciò. Ovviamente chi
lancia quegli ordini dall'alto non è poi tra le vittime ma va a curarsi nelle
cliniche di lusso, dove questi problemi non esistono.Si dirà, allora, che in
definitiva si tratta di raschiare l'osso? Non esattamente, perchè questi
appalti, in realtà, sono degli appetitosi e paffuti cosciotti addentati però da
chi non è nè malato nè assistente dei malati. Di chi è la dentierà? Dei
politici, i quali, notoriamente, nutrono la propria attività proprio grazie ai
meccanismi che sono dietro gli appalti, il cui costo è in minima parte quello
del servizio (quanto volete possano spendere per i poveri salari di quei
lavoratori? Pochissimo) . In realtà, la parte del leone la fanno i costi
generali dentro cui troveremmo, a ben cercare, qualcosa che conosciamo
benissimo: i costi della politica.
Bene, si dirà.Il taglio riguarderà anche quei costi. No. Riguarda gli stipendi di quei lavoratori (aumento dei carichi a parità di retribuzione, riduzioni di orario, demansionamento) e gli acquisti di pertinenza dei malati. La politica non può tagliare i propri costi: ne verrebbe compromessa la democrazia, diamine!Quindi non solo quei lavoratori sono stati utilizzati in tutti questi anni come normali impiegati di ASL e Ospedali, senza vederselo riconosciuto (in violazione tra l'altro di ogni principio di diritto del lavoro, la medesima materia insegnata da qualcuno dei professori che ci governa). Ora rischiano di dover lavorare quasi gratis o, peggio, di perdere il loro lavoro. E i malati di perdere un sostegno che domani potrebbe non esserci più. L'unica via che porterebbe a un risparmio duraturo ossia il riconoscimento del lavoro effettuato dai precari, stabilizzandoli e la presa d'atto che solo reinternalizzando le funzioni, ossia facendo ridiventare pubblico quello che avventatamente è stato reso privato, si recupererebbe la qualità del servizio, non viene perseguita proprio perchè in tal caso cadrebbe la copertura di questo meccanismo perverso finalizzato a foraggiare la classe politica.Ma se i costi minimi del servizio sono incomprimibili e, quindi, per altre vie la Pubblica Amministrazione sarà costretta a breve, in qualche maniera (tasse ovviamente) a trovare, sulla base del disagio e della protesta sociale, le risorse per recuperare gli standard minimi di prestazioni e assistenza, se prima o poi il costo sociale di questa modalità di gestione della forza lavoro presenterà il proprio conto (chi può essere mai disposto a lavorare da schiavo?) e se la politica non vorrà rinunciare alla sua fetta di torta (si sa quanto sia difficile per chiunque mettersi a dieta) , è facile concludere che in questo e altri settori la spending review produrrà un complessivo incremento della spesa pubblica, un pò come accade all'obeso che inizia scelleratamente a fare dei forzati digiuni, perde inizialmente dei chili e poi li riacquista con gli interessi, cedendo su tutta la linea. Siamo veramente delusi. Pensavamo che un governo tecnico, formato da professori e manager così qualificati, escogitasse soluzioni più intelligenti.
Bene, si dirà.Il taglio riguarderà anche quei costi. No. Riguarda gli stipendi di quei lavoratori (aumento dei carichi a parità di retribuzione, riduzioni di orario, demansionamento) e gli acquisti di pertinenza dei malati. La politica non può tagliare i propri costi: ne verrebbe compromessa la democrazia, diamine!Quindi non solo quei lavoratori sono stati utilizzati in tutti questi anni come normali impiegati di ASL e Ospedali, senza vederselo riconosciuto (in violazione tra l'altro di ogni principio di diritto del lavoro, la medesima materia insegnata da qualcuno dei professori che ci governa). Ora rischiano di dover lavorare quasi gratis o, peggio, di perdere il loro lavoro. E i malati di perdere un sostegno che domani potrebbe non esserci più. L'unica via che porterebbe a un risparmio duraturo ossia il riconoscimento del lavoro effettuato dai precari, stabilizzandoli e la presa d'atto che solo reinternalizzando le funzioni, ossia facendo ridiventare pubblico quello che avventatamente è stato reso privato, si recupererebbe la qualità del servizio, non viene perseguita proprio perchè in tal caso cadrebbe la copertura di questo meccanismo perverso finalizzato a foraggiare la classe politica.Ma se i costi minimi del servizio sono incomprimibili e, quindi, per altre vie la Pubblica Amministrazione sarà costretta a breve, in qualche maniera (tasse ovviamente) a trovare, sulla base del disagio e della protesta sociale, le risorse per recuperare gli standard minimi di prestazioni e assistenza, se prima o poi il costo sociale di questa modalità di gestione della forza lavoro presenterà il proprio conto (chi può essere mai disposto a lavorare da schiavo?) e se la politica non vorrà rinunciare alla sua fetta di torta (si sa quanto sia difficile per chiunque mettersi a dieta) , è facile concludere che in questo e altri settori la spending review produrrà un complessivo incremento della spesa pubblica, un pò come accade all'obeso che inizia scelleratamente a fare dei forzati digiuni, perde inizialmente dei chili e poi li riacquista con gli interessi, cedendo su tutta la linea. Siamo veramente delusi. Pensavamo che un governo tecnico, formato da professori e manager così qualificati, escogitasse soluzioni più intelligenti.
martedì 16 ottobre 2012
INPS: SE FALLISCE LA PROVA, SI RIENTRA IN CASSA INTEGRAZIONE
(dal sito della Direzione Territoriale del Lavoro di Modena)
http://www.dplmodena.it/16-10-12INPS16606.html :
"""""INPS: rientro in Cig nel caso di mancato superamento del periodo di prova
http://www.dplmodena.it/16-10-12INPS16606.html :
"""""INPS: rientro in Cig nel caso di mancato superamento del periodo di prova
L'INPS, con
messaggio n. 16606/2012, chiarisce che i beneficiari del trattamento di cassa
integrazione salariale, qualora non superino positivamente il periodo di prova
previsto dal nuovo contratto di lavoro a tempo indeterminato, possono rientrare
nel programma di cassa integrazione.
L'Istituto, infatti,
precisa che stante l'inapplicabilità delle norme in materia di licenziamento per
giustificato motivo (oggettivo o soggettivo o per giusta causa) ai casi di
recesso del datore di lavoro per mancato superamento del periodo di prova, ne
consegue che ad esso, dovendosi configurare il contatto di lavoro nel periodo di
prova come contratto a termine, devono riconnettersi tutti gli effetti tipici
del contratto a termine. Ne deriva che tutti i beneficiari del trattamento di
cassa integrazione che non abbiano superato il periodo di prova previsto dal
nuovo contratto di lavoro a tempo indeterminato, possono rientrare nel programma
di cassa integrazione salariale e fruire della relativa indennità, analogamente
ai lavoratori che si rioccupano con contratto a termine (circolare Inps n. 130/2010)."""""""""
lunedì 15 ottobre 2012
DISABILI. GOVERNO MONTI: "CI SEI?NO, CI FAI.E QUINDI TASSO PURE TE!"
Questa volta i provvedimenti contenuti nel disegno di legge stabilità relativi al mondo della disabilità sono veramente difficili da definire. E i diretti interessati faranno molta fatica, se ci riusciranno, a protestare.Tassati i cani dei ciechi, l'interprete dei sordomuti, le indennità di accompagnamento.
Però, consentiteci, per questa volta sarebbe troppo comodo prendersela con gli estensori di queste proposte.Vorremmo sapere se il governo ha agito avventatamente da solo o se (e sarebbe gravissimo) ci sia stata una consultazione e un via libera da parte di esperti di settore dei partiti di maggioranza.E vorremmo, per favore, stavolta, di questi ultimi, avere nomi e cognomi.E farli confrontare, in TV, davanti a tutti, con i parenti di quelle persone in difficoltà (e con quelli tra loro che possono parlare).Con il simbolo del loro partito ben visibile sulla giacca.Prima delle elezioni
PENSIONI DI GUERRA, DI INVALIDITA', POLIZZE VITA: MA QUANTO CI COSTI!......
Da oggi verranno tassate anche tutte quelle rendite rimaste finora protette
dall'imposizione fiscale. Pensioni di guerra, pensioni di invalidità e polizze
sulla vita.In particolare le pensioni di invalidità e di guerra di tutti coloro
che possiedono un reddito superiore ai 15.000 euro.Saranno ridotti anche i
permessi richiesti per i disabili e per la cura di familiari portatori di
handicap.La retribuzione erogata per i 3 giorni subirà un dimezzamento, ad
eccezione nel caso in cui il permesso non venga richiesto per far fronte ai
bisogni di un figlio o del proprio coniuge. I permessi per i genitori saranno
quindi eliminati. Verrà riconosciuto solamente il 50% della giornata lavorativa
a quei genitori che per prendersi cura del proprio figlio chiederanno un giorno
di permesso. E la famosa riduzione delle imposte? Lo sconto Irpef : avrà un
valore non superiore ai 280 euro annui (tutto qui?). L'IVA (aumentata) potrebbe
indurre i consumatori a sostenere un costo compreso tra i 273 e i 500 euro.
Tutti i beni, ad eccezione di quelli considerati essenziali (e qui ci sarebbe da
discutere, ma lasciamo stare), subiranno un incremento dovuto ad un aumento
dell'aliquota intermedia e di quella alta.Le famiglie, sopratutto quelle a
reddito medio basso subiranno questi incrementi, ma anche le imprese che dovendo
praticare prezzi più alti devono ridurre i propri guadagni (e di ciò abbiamo
parlato da poco sul sito dell'ALCAMS-AGL).Però non osate lamentarvi! Il Ministro
Padoa-Schioppa (pace all'anima sua) ricorderete, ebbe a dire che pagare le tasse
è bello. Ringraziamo Monti e la Maggioranza per quanto ci stanno facendo godere!
venerdì 12 ottobre 2012
GRAVE ATTACCO DEL GOVERNO ALLE COOPERATIVE SOCIALI
Aumento dell’IVA dal 4% al 10% per
le cooperative sociali che prestano servizi socio – sanitari ed educativi, un
provvedimento previsto nella Legge di Stabilità.
Anziché tradursi in maggiori
entrate comporterà un disastro sociale perché indurrà maggiori spese per le
ASL e i Comuni, riduzione dei servizi che colpirà le categorie più fragili e
indifese (disabili, malati terminali, anziani e minori che vivono situazioni di
emarginazione sociale e disadattamento) e le loro famiglie che vedranno ridursi
i servizi o aumentare i costi.
AGL: Il Governo ritiri questo
provvedimento!
venerdì 5 ottobre 2012
BUCO INPS/INPDAP: GLI INDIANI FORNEROS ASSEDIANO FORT WELFARE
UNA GIGANTESCA CAMPAGNA PUBBLICITARIA PER I
FONDI PENSIONE COMPLEMENTARI DEL PUBBLICO IMPIEGO?
L'accorpamento dell'Inpdap provoca nel bilancio
INPS un buco 6 miliardi di euro di disavanzo finanziario e oltre 10 miliardi di
deficit patrimoniale.
In realtà era stato col decreto “Salva Italia”
inglobato dallo stesso Inps, allo scopo di ottenere consistenti risparmi sui
costi amministrativi e del personale (20 milioni di euro già nel 2012).
Il Governo assicura che verrà coperto dai
trasferimenti statali.
E' opportuno richiamare le ragioni di tale
situazione:
la prima deriva da un artificio contabile che è
stato adottato nei decenni scorsi per non incidere troppo sul debito pubblico.
Di regola, infatti, gli enti dello Stato devono versare all'Inpdap i contributi
pensionistici dei propri dipendenti. Questi trasferimenti di denaro, però, sono
stati classificati dal punto di vista contabile come anticipazioni di tesoreria
e non come versamenti previdenziali, in modo da non accrescere troppo il debito
pubblico. Il che ha trasformato l'Inpdap da ente creditore dello Stato centrale
a ente debitore. Dalla riforma Dini del 1996 al 2007 non c’è stato alcun
controllo sui contributi dovuti allo Stato dallo Stato per i propri dipendenti.
Tanto, quando le uscite superavano le entrate, lo Stato provvedeva attraverso la
Gias, cioè i trasferimenti a sostegno della gestione assistenziale, che nel 2011
sono stati pari a 83 miliardi di euro (-243 milioni rispetto al 2010).
Ma più importanti sono le cause strutturali.
Negli ultimi 6 anni, infatti, la spesa sostenuta dall'Inpdap per pagare le
pensioni dei dipendenti pubblici è cresciuta di oltre il 30%: dai 48 miliardi
di euro del 2006 si è passati agli oltre 62,6 miliardi del 2012.
Le entrate dell'istituto derivanti dall'incasso
dei contributi non hanno registrato lo stesso aumento: dai 48 miliardi di euro
del 2006, si è passati a 57,8 miliardi (+20%) nel 2012. Per questo, la gestione
finanziaria dell'Inpdap risulta oggi negativa per quasi 5 miliardi, a cui va
aggiunto un ulteriore passivo di oltre 1 miliardo per altre voci di
bilancio.
La colpa di questo squilibrio va imputata
soprattutto al blocco del turnover in molti uffici. A causa di questo tentativo
di ottenere consistenti risparmi sui costi nella pubblica amministrazione è
cresciuto il numero dei dipendenti statali a riposo ed è diminuito quello del
lavoratori attivi che versano i contributi.
Un'altra motivazione: tra il 2001 e la fine del
2010, l'importo medio delle pensioni degli ex-dipendenti statali è cresciuto a
un ritmo ben più sostenuto rispetto al tasso di inflazione. Mentre il caro-vita
è salito nel complesso di circa il 20% in un decennio, nello stesso periodo gli
assegni medi percepiti dagli iscritti all'Inpdap sono aumentati di oltre 10
punti in più, cioè di circa il 30%.Ormai si fa avanti l'ipotesi di consistenti
tagli. Non delle pensioni già maturate dai lavoratori statali, che rappresentano
dei diritti acquisiti, bensì dei numerosi servizi accessori che l' Inpdap eroga
ogni anno ai propri iscritti: dai prestiti a tasso agevolato alle borse di
studio per i figli, le residenze per gli anziani.Stando al bilancio 2011
dell’Inps, le uniche gestioni amministrate in attivo sono quelle dei
commercianti, dei parasubordinati e dei lavoratori delle Poste. Da molto
fastidio considerare che se le aziende private si comportassero allo stesso modo
di quanto ha fatto il contribuente-Stato, l’INPS fallirebbe subito. E nessuno
però andrà in galera per questo. Attenzione: il disavanzo di 10 miliardi si
riferisce al solo 2012, per cui in un triennio il “buco” salirebbe a 30
miliardi, mettendo a rischio il patrimonio netto dell’INPS. Questo, ripetiamo,
per il blocco del turn over e per la probabile riduzione di 320.000 lavoratori
nel pubblico impiego derivante dalla spending review, con i pensionamenti in
deroga alla legge Fornero e con la mobilità forzata, che determinerebbero una
diminuzione delle entrate contributive a fronte di un momentaneo aumento della
spesa pensionistica.
Noi temiamo che si stia avvicinando, purtroppo,
una stangata per le pensioni future dei precari, un altro pesante intervento
sulle pensioni. Nel cielo poi iniziano a volteggiare gli avvoltoi dei fondi di
previdenza integrativa del pubblico impiego (finora un flop) in cui sappiamo
fare la parte del leone banche e CGIL-CISL-UIL. Il can-can sul buco INPS-INPDAP,
dunque, è leggibile anche come una campagna di marketing per i fondi pensione
complementari,in fase di rilancio proprio in questi giorni? Dal valore
miliardario?
Cari lavoratori, dateci forza (noi faremo il
possibile) perchè questa potrebbe essere l'ultima battaglia prima della
estinzione di un Welfare credibile nel nostro Paese (finora tutto pagato da
voi).
giovedì 4 ottobre 2012
LA BEFFA DEL FONDO PER L'ACCESSO AL MUTUO DELLE GIOVANI COPPIE
Continuano le difficoltà di accesso al credito per l'acquisto della prima casa,
in particolare per le giovani coppie.Da circa un anno è operativo un "Fondo
per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa da parte delle giovani
coppie coniugate o dei nuclei familiari anche monogenitoriali con figli
minori"". (http://www.diamoglifuturo.it/fondo-casa
)
Sono disponibili 50 milioni di euro affinché le giovani coppie possano comprarsi la prima casa, ma ne sono stati utilizzati pochissimi (meno del 5%) perchè, sembra, le banche non informano i giovani che vanno a chiedere mutui di questa opportunità. Sembra addirittura che gli impiegati agli sportelli bancari neppure sappiano di questa offerta. A chi si è permesso di contestare tale situazione, l'ABI ha risposto che le banche non concedono i mutui ai giovani per tutelarli perché avendo lavori spesso precari, se si trovassero nella situazione di non poter rimborsare le rate sarebbe peggio per loro. Ma il sospetto è un altro, che le banche non ci guadagnino abbastanza. Se il Governo vuole fare qualcosa di concreto per i giovani inizi da qui.
Sono disponibili 50 milioni di euro affinché le giovani coppie possano comprarsi la prima casa, ma ne sono stati utilizzati pochissimi (meno del 5%) perchè, sembra, le banche non informano i giovani che vanno a chiedere mutui di questa opportunità. Sembra addirittura che gli impiegati agli sportelli bancari neppure sappiano di questa offerta. A chi si è permesso di contestare tale situazione, l'ABI ha risposto che le banche non concedono i mutui ai giovani per tutelarli perché avendo lavori spesso precari, se si trovassero nella situazione di non poter rimborsare le rate sarebbe peggio per loro. Ma il sospetto è un altro, che le banche non ci guadagnino abbastanza. Se il Governo vuole fare qualcosa di concreto per i giovani inizi da qui.
lunedì 1 ottobre 2012
2012: FUGA DAL PURGATORIO DEGLI ESODATI SOLO PER 950 ESONERATI DEL PUBBLICO IMPIEGO
L'ASSURDA VICENDA DEGLI ESODATI STA INTERESSANDO ANCHE UNA PARTE DEI LAVORATORI
PUBBLICI, GLI “ESONERATI”: CORSA AI SOLI 950 POSTI DISPONIBILI.
La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha accolto la proposta del Pd di calendarizzare per l'Aula, il prossimo 8 ottobre, la proposta di legge AC 5103 a prima firma dell'ex ministro Cesare Damiano, approvata dalla commissione Lavoro prima della pausa estiva con voto unanime di tutti i gruppi .Tale proposta è rivolta a consentire a tutti i cosiddetti esodati (in un arco temporale che arriva fino al 2019) di andare in pensione con i requisiti in vigore prima dell'approvazione della riforma Fornero. Intanto il ministero del Lavoro ha fissato in 65.000 il numero dei lavoratori salvaguardati dalle nuove norme che regolano il sistema pensionistico, introdotte dalla riforma Monti. Per tutti gli altri, a partire dal 1° gennaio 2012, sono richiesti nuovi requisiti di età e di contribuzione per poter accedere alla pensione.
Stiamo parlando degli
Solo 950 tra gli esonerati quindi potranno sfuggire per il momento
al purgatorio degli esodati. Gli altri? Come AGL Pensionati
lotteremo per spingere il Governo a dare certezze anche a loro.
La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha accolto la proposta del Pd di calendarizzare per l'Aula, il prossimo 8 ottobre, la proposta di legge AC 5103 a prima firma dell'ex ministro Cesare Damiano, approvata dalla commissione Lavoro prima della pausa estiva con voto unanime di tutti i gruppi .Tale proposta è rivolta a consentire a tutti i cosiddetti esodati (in un arco temporale che arriva fino al 2019) di andare in pensione con i requisiti in vigore prima dell'approvazione della riforma Fornero. Intanto il ministero del Lavoro ha fissato in 65.000 il numero dei lavoratori salvaguardati dalle nuove norme che regolano il sistema pensionistico, introdotte dalla riforma Monti. Per tutti gli altri, a partire dal 1° gennaio 2012, sono richiesti nuovi requisiti di età e di contribuzione per poter accedere alla pensione.
Entro il 21 novembre 2012, alcune categorie di
lavoratori dovranno presentare la domanda per rientrare nella graduatoria dei
65.000 salvaguardati.
Tra questi, dovranno fare domanda di accesso alle
liste gli esonerati dal pubblico impiego . Per loro sarà necessario presentare
una richiesta apposita entro e non oltre il 21 novembre 2012, alla direzione
territoriale del lavoro che comunicherà all’INPS l’effettiva esistenza dei
requisiti necessari per rientrare nella platea dei derogati.
Stiamo parlando degli
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Solo 950 tra gli esonerati quindi potranno sfuggire per il momento
al purgatorio degli esodati. Gli altri? Come AGL Pensionati
lotteremo per spingere il Governo a dare certezze anche a loro.
mercoledì 26 settembre 2012
SI CONCLUDE CON LA VITTORIA DELLA COOPERATIVA "SOCIALE NONCELLO" DI PORDENONE IL MATCH DI 13 ANNI CON L'INPS
La Corte di Cassazione, nel pronunciarsi in merito a un contenzioso che per anni
ha visto contrapposti l’Inps da un lato e la Cooperativa Sociale Noncello di
Pordenone dall’altro, ha riconosciuto la possibilità per una regione (nel caso
in questione, il Friuli) di integrare (purchè non andando “contro”
l'art.4),l’elenco delle categorie di “soggetti svantaggiati” contenuto nella
legge sulle cooperazione sociale, la 381/91.
Questa vicenda dovrebbe farci riflettere per alcuni aspetti che hanno interessato, da più di ventanni , questa tipologia di cooperative.
Innanzitutto il ruolo, in questo campo, repressivo da parte dell'INPS, “responsabile” della “chiusura” di esperienze magari poco sosfisticate dal punto amministrativo ma senz'altro di valore dal punto di vista umano e solidaristico.
INPS che si è mosso senza che gli altri soggetti istituzionali (il Ministero del Lavoro fino al 2001, il Ministero dello Sviluppo Economico da allora ad oggi) abbiano saputo con incisività imporre quanto meno un ragionevole coordinamento dei vari aspetti dell'attività di vigilanza. Speriamo che questa sia una buona occasione per iniziare a lavorare in tale senso, in modo che d'ora in poi non esistano circolari discordanti su un medesimo aspetto regolato da una norma di legge.
Continueremo poi a insistere sull'inaccettabilità che una causa possa durare 13 anni, sia per un privato cittadino che per un soggetto imprenditoriale. Per motivi ideali innanzitutto ma se qualcuno preferisce che si faccia per forza riferimento alla “crescita”, poco male, facciamolo contento. Basta che si arrivi a un risultato.
E' poi una beffa per questa cooperativa (ma per tutti i soggetti che hanno visuuto analoghe disavventure) la non restituzione di tutti i soldi ingiustamente spesi in questi dieci anni (si parla di centomila euro) per difendersi nelle sedi giudiziarie.
Ora occorre operare su vari versanti. Innanzitutto adeguare ai tempi la nozione di soggetto svantaggiato che sempre più deve avvicinarsi all'accezione del termine nel linguaggio comune (che è stata sempre più ampia e comprensiva di quella definita dall'art. 4 legge 381/91).
Poi si ripropone un altro annoso problema: vi è sul tema una competenza statale e regionale e, purtroppo, ciò non si è tradotto in semplificazione ma in caos. In ogni regione sono rilevabili differenze e incongruenze con la legislazione statale. E, purtroppo, essendo le Regioni un crocevia di finanziamenti, è risaputo che l'assidua presenza delle centrali cooperative ai momenti di consultazione a livello regionale sulla cooperazione di produzione lavoro e sociale non solo è determinata da disinteressato slancio mutualistico ma anche dalla necessità di tutelare economicamente i più importanti tra i loro associati. Con tutti i rischi (inquinamento di scopi,conflitti di interesse o peggio) che ciò può comportare. Urge quindi che la questione sia risolta nell'ambito di un nuovo assetto istituzionale.
Riguardo a ciò le incongruenze da evitare sembrano due: una inflazione di tipologie di svantaggio (risolvibile con una graduazione e una differenziazione delle agevolazioni all'interno della legge nazionale) e lo squilibrio tra regione e regione, non sempre giustificabile dalle differenze sociali , economiche e territoriali tra una regione e l'altra. In altre parole, se l'intervento non sarà accorto e calibrato, rischiamo di aprire una altra falla nella finanza pubblica dopo quella che sembra si stia chiudendo, grazie alla GdF e all'INPS, relativamente ai “falsi invalidi”.
A naso, sembrerebbe quindi riproporsi la necessità di un forte coordinamento statale della materia.A breve nessuno può impedire alle regioni di ampliare l'elenco delle tipologie ma è anche vero che il Governo potrebbe sollecitamente (sulla base dell'esperienza proprio delle varie regioni) utilizzare lo strumento del decreto interministeriale previsto nello stesso art. 4 per ampliare con nuove categorie la platea degli svantaggiati, nel caso in cui non fossero state previste, originariamente, dalla legge.
Occorre però tener presente che la materia dell'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate non può essere tutta scaricata sulle cooperative sociali e che sembra arrivato il momento di ridefinire la materia e gli interventi in senso più ampio.Nello specifico, esistono soggetti talmente problematici da non poter essere inseriti neppure dalle cooperative sociali nell'attuale assetto di incentivi previsti che quindi vanno riveduti attraverso una necessaria consultazione degli operatori del settore.
di
non aver assolto all’obbligo, a cui tutte le cooperative sociali di inserimento
lavorativo sono soggette, di avere tra i propri lavoratori almeno il 30% di
“soggetti svantaggiati” così come definiti dall’art. 4 legge 381/91 (invalidi,
ex degenti di istituti psichiatrici, soggetti in trattamento psichiatrico,
tossicodipendenti, alcolisti, minori in situazioni di difficoltà familiare e
condannati ammessi a misure alternative alla detenzione) e quindi di aver fruito
illegittimamente delle riduzioni contributive previste per questo tipo di
imprese.La cooperativa nel conteggio dei propri lavoratori svantaggiati aveva
incluso anche alcune categorie non esplicitamente contenute nella 381 ma
tuttavia previste dalla legislazione regionale in materia di cooperazione
sociale.
Questa vicenda dovrebbe farci riflettere per alcuni aspetti che hanno interessato, da più di ventanni , questa tipologia di cooperative.
Innanzitutto il ruolo, in questo campo, repressivo da parte dell'INPS, “responsabile” della “chiusura” di esperienze magari poco sosfisticate dal punto amministrativo ma senz'altro di valore dal punto di vista umano e solidaristico.
INPS che si è mosso senza che gli altri soggetti istituzionali (il Ministero del Lavoro fino al 2001, il Ministero dello Sviluppo Economico da allora ad oggi) abbiano saputo con incisività imporre quanto meno un ragionevole coordinamento dei vari aspetti dell'attività di vigilanza. Speriamo che questa sia una buona occasione per iniziare a lavorare in tale senso, in modo che d'ora in poi non esistano circolari discordanti su un medesimo aspetto regolato da una norma di legge.
Continueremo poi a insistere sull'inaccettabilità che una causa possa durare 13 anni, sia per un privato cittadino che per un soggetto imprenditoriale. Per motivi ideali innanzitutto ma se qualcuno preferisce che si faccia per forza riferimento alla “crescita”, poco male, facciamolo contento. Basta che si arrivi a un risultato.
E' poi una beffa per questa cooperativa (ma per tutti i soggetti che hanno visuuto analoghe disavventure) la non restituzione di tutti i soldi ingiustamente spesi in questi dieci anni (si parla di centomila euro) per difendersi nelle sedi giudiziarie.
Ora occorre operare su vari versanti. Innanzitutto adeguare ai tempi la nozione di soggetto svantaggiato che sempre più deve avvicinarsi all'accezione del termine nel linguaggio comune (che è stata sempre più ampia e comprensiva di quella definita dall'art. 4 legge 381/91).
Poi si ripropone un altro annoso problema: vi è sul tema una competenza statale e regionale e, purtroppo, ciò non si è tradotto in semplificazione ma in caos. In ogni regione sono rilevabili differenze e incongruenze con la legislazione statale. E, purtroppo, essendo le Regioni un crocevia di finanziamenti, è risaputo che l'assidua presenza delle centrali cooperative ai momenti di consultazione a livello regionale sulla cooperazione di produzione lavoro e sociale non solo è determinata da disinteressato slancio mutualistico ma anche dalla necessità di tutelare economicamente i più importanti tra i loro associati. Con tutti i rischi (inquinamento di scopi,conflitti di interesse o peggio) che ciò può comportare. Urge quindi che la questione sia risolta nell'ambito di un nuovo assetto istituzionale.
Riguardo a ciò le incongruenze da evitare sembrano due: una inflazione di tipologie di svantaggio (risolvibile con una graduazione e una differenziazione delle agevolazioni all'interno della legge nazionale) e lo squilibrio tra regione e regione, non sempre giustificabile dalle differenze sociali , economiche e territoriali tra una regione e l'altra. In altre parole, se l'intervento non sarà accorto e calibrato, rischiamo di aprire una altra falla nella finanza pubblica dopo quella che sembra si stia chiudendo, grazie alla GdF e all'INPS, relativamente ai “falsi invalidi”.
A naso, sembrerebbe quindi riproporsi la necessità di un forte coordinamento statale della materia.A breve nessuno può impedire alle regioni di ampliare l'elenco delle tipologie ma è anche vero che il Governo potrebbe sollecitamente (sulla base dell'esperienza proprio delle varie regioni) utilizzare lo strumento del decreto interministeriale previsto nello stesso art. 4 per ampliare con nuove categorie la platea degli svantaggiati, nel caso in cui non fossero state previste, originariamente, dalla legge.
Occorre però tener presente che la materia dell'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate non può essere tutta scaricata sulle cooperative sociali e che sembra arrivato il momento di ridefinire la materia e gli interventi in senso più ampio.Nello specifico, esistono soggetti talmente problematici da non poter essere inseriti neppure dalle cooperative sociali nell'attuale assetto di incentivi previsti che quindi vanno riveduti attraverso una necessaria consultazione degli operatori del settore.
L'ASPI(DE) DELLA FORNERO TEME DI MORIRE AVVELENATO E VA A MORDERE GLI STAGIONALI DEL TURISMO
La riforma Fornero rischia di colpire duramente, questa volta gli stagionali del
settore Turismo.Stiamo parlando di decine di migliaia di persone.Come noto la
legge, tra le altre novità, prevede il passaggio dalla "indennità di
disoccupazione a requisiti ridotti" alla "Mini Aspi".
La prima consentiva di presentare la domanda dall'1.1 al 30.3 (riferita all'anno precedente) anche se la persona, al momento della richiesta aveva in corso un rapporto di lavoro.
Dall'1.1.2013 la domanda per la Mini Aspi, invece, andrà presentata entro due mesi dalla fine del rapporto di lavoro (a condizione che permanga lo stato di disoccupazione).I lavoratori stagionali del Turismo che cesseranno il lavoro fra settembre e ottobre di questo anno, risulteranno sprovvisti di qualunque forma di sostegno al reddito, poiché non esisterà più l’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti e la Mini Aspi avrà decorrenza, dal gennaio 2013. A quella data infatti, saranno trascorsi più di due mesi dal termine della loro prestazione.
Un intoppo serissimo quindi, che richiede un intervento immediato del Governo.
La prima consentiva di presentare la domanda dall'1.1 al 30.3 (riferita all'anno precedente) anche se la persona, al momento della richiesta aveva in corso un rapporto di lavoro.
Dall'1.1.2013 la domanda per la Mini Aspi, invece, andrà presentata entro due mesi dalla fine del rapporto di lavoro (a condizione che permanga lo stato di disoccupazione).I lavoratori stagionali del Turismo che cesseranno il lavoro fra settembre e ottobre di questo anno, risulteranno sprovvisti di qualunque forma di sostegno al reddito, poiché non esisterà più l’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti e la Mini Aspi avrà decorrenza, dal gennaio 2013. A quella data infatti, saranno trascorsi più di due mesi dal termine della loro prestazione.
Un intoppo serissimo quindi, che richiede un intervento immediato del Governo.
sabato 22 settembre 2012
IMU PER CASE IACP E PER COOPERATIVE EDILIZIE A PROPRIETA' INDIVISA: PROBABILMENTE CONTINUERA' AD ESSERE PAGATA INTERAMENTE
E' la conseguenza di un recente parere del Dipartimento delle Finanze.La
lettura del Dipartimento delle Finanze chiarisce che la rinuncia dello
Stato alla sua quota (0,38%) non rappresenta un'automatica riduzione
dell'aliquota applicabile in maniera generalizzata, ma una rinuncia a
favore dei Comuni. Questi, quindi, in assenza di una specifica
previsione di riduzione, potrebbero verosimilmente mantenere in parte o
totalmente la quota cui ha rinunciato lo Stato.Secondo noi queste
risorse dovrebbero essere invece destinate a nuove abitazioni,
manutenzione ordinaria e straordinaria sugli edifici, riqualificazione
energetica del patrimonio.
venerdì 21 settembre 2012
LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA DEL WELFARE ALL'ITALIANA: LA STORIA DI PAOLA E LA STORIA DI CIRO
LA STORIA DI PAOLA (da www.virgilio.it
):
""""""""""MilanoItalia
La storia di Paola, la donna che vive con 200 euro al mese a Milano. Video
Venerdì, 21 settembre 2012 - 08:31:00
di Fabio Massa
Una storia incredibile. Nella Milano della settimana della moda, dei manager, c'è una parte oscura, povera, tragica. Nella metropoli c'è chi vive con 200 euro al mese. Duecento. Non un euro in più. Difficile a credersi, sembrerebbe. Per questo il conduttore televisivo Roberto Poletti, dopo la chiamata - in diretta durante Forte e Chiaro, la sua trasmissione su Antenna 3 - della signora Paola, che si lamentava appunto di vivere con 200 euro al mese, ha deciso di andare a verificare di persona. Microfono e telecamere, è andato a trovarla nella sua casa.
"Qui non pago l'affitto ormai da mesi - spiega Paola - Mi dispiace per il padrone di casa, ma non so che cosa fare. Ho sempre curato mio padre, che qualche tempo fa è morto. Con la sua eredità ho pagato l'affitto ancora per qualche mese. Poi non ce l'ho fatta più. Ero in attesa per una casa popolare, ma con il suo decesso sono scivolata in giù nelle graduatorie". Le condizioni di vita di Paola sono disperate: "Io mi faccio la doccia con l'acqua fredda perché lo scaldabagni elettrico consuma troppo. Che cosa mangio? Praticamente solo latte e biscotti. Sono andata anche alla parrocchia per chiedere aiuto. Mi hanno dato da mangiare qualche volta". Ma la cosa più agghiacciante arriva quando cala la sera. Perché Paola non accende la luce. Usa le candele: "Ho un sussidio di 200 euro, non posso permettermi di pagare le bollette".""""""""""
LA STORIA DI CIRO:
Una storia incredibile. Nella Milano della settimana della moda, dei manager, c'è una parte oscura, povera, tragica. Nella metropoli c'è chi vive con 200 euro al mese. Duecento. Non un euro in più. Difficile a credersi, sembrerebbe. Per questo il conduttore televisivo Roberto Poletti, dopo la chiamata - in diretta durante Forte e Chiaro, la sua trasmissione su Antenna 3 - della signora Paola, che si lamentava appunto di vivere con 200 euro al mese, ha deciso di andare a verificare di persona. Microfono e telecamere, è andato a trovarla nella sua casa.
"Qui non pago l'affitto ormai da mesi - spiega Paola - Mi dispiace per il padrone di casa, ma non so che cosa fare. Ho sempre curato mio padre, che qualche tempo fa è morto. Con la sua eredità ho pagato l'affitto ancora per qualche mese. Poi non ce l'ho fatta più. Ero in attesa per una casa popolare, ma con il suo decesso sono scivolata in giù nelle graduatorie". Le condizioni di vita di Paola sono disperate: "Io mi faccio la doccia con l'acqua fredda perché lo scaldabagni elettrico consuma troppo. Che cosa mangio? Praticamente solo latte e biscotti. Sono andata anche alla parrocchia per chiedere aiuto. Mi hanno dato da mangiare qualche volta". Ma la cosa più agghiacciante arriva quando cala la sera. Perché Paola non accende la luce. Usa le candele: "Ho un sussidio di 200 euro, non posso permettermi di pagare le bollette".""""""""""
LA STORIA DI CIRO:
Ciro (Direttore Centrale Risorse Umane dell'INPS)
(da www.globalist.it )
""""""""""Prestito d'oro: l'Inps apre un'inchiesta
(da www.globalist.it )
""""""""""Prestito d'oro: l'Inps apre un'inchiesta
Il presidente dell'Istituto Mastrapasqua annuncia un
audit sul prestito al dirigente.(...)
di Cinzia GubbiniUn'indagine interna
affidata alla Direzione per la Sicurezza, guidata dall'ex generale della Guardia
di Finanza Flavio Marica. L'Inps risponde così allo scandalo del prestito
richiesto (e ottenuto, in quanto auto-firmato) dal direttore del personale
dell'Istituto, Ciro (...). Il quale, qualche mese fa, avrebbe firmato una
determina per se stesso per avere un prestito dall'Istituto di circa 155 mila
euro a tasso agevolato. E' questa una concessione riservata ai dipendenti Inps:
ma i prestiti - che hanno tassi molto favorevoli, del 2% - devono essere
calcolati sulla base dello stipendio tabellare. E i dirigenti non possono avere
più di 91 mila euro. Oltretutto esistono delle contingenze trimestrali. E
Ciro (...)le avrebbe "scavalcate", adducendo motivi "gravi e urgenti". Un favore
che a un qualsiasi dipendente non sarebbe mai stato
concesso.(...)""""""""""
mercoledì 19 settembre 2012
INPS CHIEDE RESTITUZIONE 14^ a 200.000 PENSIONATI. IL GOVERNO LA BLOCCHI E ESTENDA I BENEFICIARI
Questa è la notizia (dal Messaggero):
""""""""""ROMA - L'Inps ha deciso di ritirare la quattordicesima a 200mila pensionati che non ne avevano diritto in quanto avevano fornito dati errati relativi al reddito. L'ente ha già scritto agli interessati per informarliche era stata versata loro una somma non dovuta e che il denaro andrà restituito in dodici rate che verranno trattenute mensilmente sulla pensione a partire da novembre.
La legge 127 del 2007 prevede la quattordicesima per tutti i pensionati che hanno più di 64 anni di età e un reddito annuo di 8.649,84 euro. Per ottenerla è necessario esibire la dichiarazione dei redditi. Molti, però, nella denuncia hanno commesso errori che sono emersi quando l’Agenzia delle entrate ha ricevuto i modelli Unico 2011 riguardanti l’anno precedente. Per questo motivo chi ha ricevuto soldi in più dovrà restituire la somma ricevuta (tra i 336 e i 504 euro) con trattenute sulla pensione.
Damiano: il governo blocchi la restituzione delle 14esime. «Mancava solo la richiesta dell'Inps di restituzione della 14esima erogata nel 2009 a 200 mila pensionati a basso reddito - dice Cesare Damiano del Pd - Si tratta della classica ciliegina sulla torta della previdenza, che sta attraversando un periodo particolarmente turbolento fatto di tagli alle indicizzazioni, mancata rivalutazione e allontanamento del momento della pensione. La 14esima era stata introdotta dal governo Prodi quando io ero ministro del Lavoro e riguardava le pensioni più basse, vale a dire d'importo non superiore a circa 700 euro lordi mensili. Chiedere adesso una restituzione a pensionati di basso reddito, che hanno magari sforato per pochi euro il tetto previsto, è un'ingiustizia insopportabile. L'Inps doveva accertare preventivamente la situazione. Forse questa è l'occasione per affrontare il tema dell'estensione dei beneficiari della 14esima oltre il vecchio tetto, considerati anche i tassi di inflazione intervenuti dal 2008. Il governo intervenga immediatamente per sanare questa situazione».
Lannutti: ingiusto restituire la quattordicesima. Sulla vicenda il senatore dell'Idv, Elio Lannutti, ha presentato un'interrogazione insieme alla senatrice Giuliana Carlino e al senatore Alfonso Mascitelli. «La previdenza - dice - non è mai provvidenza e se ne accorgeranno presto i 200mila pensionati a basso reddito costretti dall'Inps a restituire la 14esima percepita nel 2009. È un'ingiustizia, un altro pasticcio di un Paese che difende le pensioni d'oro o i 25 incarichi di Mastrapasqua (presidente dell'Inps) e bastona chi supera, anche di poco, la soglia minima. Il governo, che fino adesso ha infierito solo sulle fasce più deboli, si adoperi immediatamente per fermare questa ennesima vergogna. Accanirsi sui pensionati è davvero intollerabile, visto che il diritto alla quattordicesima mensilità, riconosciuta dal governo Prodi, rappresenta una parziale risposta ai pensionati per garantire loro il recupero del potere d'acquisto delle pensioni ferme al 1992. Per questi motivi, l'Idv chiede all'esecutivo se sia legittima la procedura adottata dall'Inps per la recuperabilità di tale credito e se nell'operazione di recupero l'Inps può intaccare il trattamento minimo. Tra l'altro, vogliamo sapere se l'ente abbia rispettato o meno i termini di accertamento dei redditi previsti dalla legge. Chi ha sbagliato, paghi. E a sbagliare non sono stati certo i pensionati, che non riescono neanche ad arrivare a fine mese».""""""""""
Come AGL Pensionati condividiamo appieno la posizione dell'ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano (PD) che, oltre a chiedere il blocco di questo provvedimento, pone l'esigenza di estendere la platea dei beneficiari della 14^ tra i pensionati. Stiamo parlando infatti di pensioni (al massimo) da 700 euro lordi al mese.
""""""""""ROMA - L'Inps ha deciso di ritirare la quattordicesima a 200mila pensionati che non ne avevano diritto in quanto avevano fornito dati errati relativi al reddito. L'ente ha già scritto agli interessati per informarliche era stata versata loro una somma non dovuta e che il denaro andrà restituito in dodici rate che verranno trattenute mensilmente sulla pensione a partire da novembre.
La legge 127 del 2007 prevede la quattordicesima per tutti i pensionati che hanno più di 64 anni di età e un reddito annuo di 8.649,84 euro. Per ottenerla è necessario esibire la dichiarazione dei redditi. Molti, però, nella denuncia hanno commesso errori che sono emersi quando l’Agenzia delle entrate ha ricevuto i modelli Unico 2011 riguardanti l’anno precedente. Per questo motivo chi ha ricevuto soldi in più dovrà restituire la somma ricevuta (tra i 336 e i 504 euro) con trattenute sulla pensione.
Damiano: il governo blocchi la restituzione delle 14esime. «Mancava solo la richiesta dell'Inps di restituzione della 14esima erogata nel 2009 a 200 mila pensionati a basso reddito - dice Cesare Damiano del Pd - Si tratta della classica ciliegina sulla torta della previdenza, che sta attraversando un periodo particolarmente turbolento fatto di tagli alle indicizzazioni, mancata rivalutazione e allontanamento del momento della pensione. La 14esima era stata introdotta dal governo Prodi quando io ero ministro del Lavoro e riguardava le pensioni più basse, vale a dire d'importo non superiore a circa 700 euro lordi mensili. Chiedere adesso una restituzione a pensionati di basso reddito, che hanno magari sforato per pochi euro il tetto previsto, è un'ingiustizia insopportabile. L'Inps doveva accertare preventivamente la situazione. Forse questa è l'occasione per affrontare il tema dell'estensione dei beneficiari della 14esima oltre il vecchio tetto, considerati anche i tassi di inflazione intervenuti dal 2008. Il governo intervenga immediatamente per sanare questa situazione».
Lannutti: ingiusto restituire la quattordicesima. Sulla vicenda il senatore dell'Idv, Elio Lannutti, ha presentato un'interrogazione insieme alla senatrice Giuliana Carlino e al senatore Alfonso Mascitelli. «La previdenza - dice - non è mai provvidenza e se ne accorgeranno presto i 200mila pensionati a basso reddito costretti dall'Inps a restituire la 14esima percepita nel 2009. È un'ingiustizia, un altro pasticcio di un Paese che difende le pensioni d'oro o i 25 incarichi di Mastrapasqua (presidente dell'Inps) e bastona chi supera, anche di poco, la soglia minima. Il governo, che fino adesso ha infierito solo sulle fasce più deboli, si adoperi immediatamente per fermare questa ennesima vergogna. Accanirsi sui pensionati è davvero intollerabile, visto che il diritto alla quattordicesima mensilità, riconosciuta dal governo Prodi, rappresenta una parziale risposta ai pensionati per garantire loro il recupero del potere d'acquisto delle pensioni ferme al 1992. Per questi motivi, l'Idv chiede all'esecutivo se sia legittima la procedura adottata dall'Inps per la recuperabilità di tale credito e se nell'operazione di recupero l'Inps può intaccare il trattamento minimo. Tra l'altro, vogliamo sapere se l'ente abbia rispettato o meno i termini di accertamento dei redditi previsti dalla legge. Chi ha sbagliato, paghi. E a sbagliare non sono stati certo i pensionati, che non riescono neanche ad arrivare a fine mese».""""""""""
Come AGL Pensionati condividiamo appieno la posizione dell'ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano (PD) che, oltre a chiedere il blocco di questo provvedimento, pone l'esigenza di estendere la platea dei beneficiari della 14^ tra i pensionati. Stiamo parlando infatti di pensioni (al massimo) da 700 euro lordi al mese.
venerdì 14 settembre 2012
DALL'1.1.2013 TRATTAMENTO DI DISOCCUPAZIONE ANCHE PER I 20.000 IMBARCATI DELLA PICCOLA PESCA
In base alla riforma Fornero (L. 92/2012) anche i lavoratori della piccola pesca (ivi compresi i soci lavoratori delle cooperative di piccola pesca di cui alla legge 250/58) inizieranno a godere della nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego (ASPI), che sostituisce l'istituto dell'indennità di disoccupazione per tutto il lavoro dipendente del settore privato.
La nuove disposizioni entreranno in vigore il 1 gennaio 2013.All'AGL Pesca ciò non basta. Vogliamo la riforma della previdenza per i pescatori, la cui normativa risale al 1958 ed è, di fatto, ormai inadeguata ai tempi.
Inoltre i pescatori continuano ad essere l'unica categoria che ancora oggi non gode di indennità economica di malattia, così come del riconoscimento dell'attività quale lavoro usurante. AGL Pesca darà il suo contributo per la conquista di questi diritti.
INPS - LAVORI USURANTI - COME RICORRERE SE NEGATO RICONOSCIMENTO
L’INPS, con il messaggio n. 14703 dell’11 settembre 2012, fornendo istruzioni alle proprie sedi, ha sottolineato che, contro il provvedimento con il quale viene respinta la domanda di accesso ai benefici pensionistici previsti per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, è possibile per l’interessato presentare istanza di riesame all'Inps entro 30 giorni allegando la documentazione utile per la trattazione del riesame stesso.
sabato 8 settembre 2012
giovedì 6 settembre 2012
martedì 4 settembre 2012
AMMORTIZZATORI SOCIALI IN DEROGA NEL SETTORE PESCA
Riportiamo, per opportuna conoscenza dei lavoratori del settore, ampio stralcio del testo dell'accordo sottoscritto al Ministero del Lavoro il 7 agosto scorso per l'accesso anche nel settore Pesca agli ammortizzatori sociali in deroga:
""""""""""(...)
""""""""""(...)
VISTO
I'accordo governativo del 17.07.12 con il quale si è disposta l'assegnazione della somma
complessiva di 30 milioni di euro finalizzati alla Cassa Integrazione Guadagni in deroga per il
"Settore pesca".
VISTE
le successive istanze pervenute dalle Parti sociali presenti all'odiema riunione finalizzate alla
sottoscrizione del citato accordo.
VISTA
la legge del 12.11.2011, n.183,che all'art. 33, comma 21, prevede la concessione, per periodi non superiori a 12 mesi, in deroga alla normativa vigente, di trattamenti di cassa integrazione guadagni, di mobilità e di disoccupazione speciale, anche con riferimento a settori produttivi ed aree regionali.
TUTTO CIO'VISTO,
le Parti raggiungono la seguente intesa.
1)Il presente accordo in sede governativa dispone l'assegnazione, a valere sulle risorse
destinate agli ammortizzatori sociali in deroga per l'annualità 2012, della somma
complessiva di 30 milioni di Euro finalizzati alla Cassa Integrazione Guadagni in deroga per
il "Settore pesca", per l'anno 2012 e, comunque, sino ad esaurimento delle risorse assegnate,
anche tenuto conto delle istanze ad oggi giacenti e riferite alle annualità pregresse.
2)La CIG è erogata secondo le disposizioni in materia al personale imbarcato, dipendente e
socio lavoratore di cui alla L. 142/2001 delle Imprese di pesca interessate dallo stato di crisi
che ha investito il settore, e che benefici di un sistema retributivo con minimo monetario
garantito.
3)Il trattamento di integrazione salariale è riconosciuto in tutte le situazioni di crisi del settore,
anche collegate ai periodi di fermo biologico, in cui si renda necessario sospendere l'attività
lavorativa per cause non imputabili al datore di lavoro.
4)L'accesso alle misure di sostegno al reddito di cui al presente verbale potrà avvenire sulla
base di specifici accordi, comprensivi degli elenchi nominativi dei lavoratori beneficiari,
sottoscritti dalle Parti sociali presso le Istituzioni territoriali competenti a livello di una o più
marinerie e di successive istanze da presentare agli Uffici Inps competenti per territorio
entro e non oltre la data del I 5.01. 2013 .
5)L'INPS viene incaricato dell'ammissione ai trattamenti e dell'erogazione, nei limiti delle
risorse assegnate, delle prestazioni di CIG, sulla base del presente accordo, provvedendo,
inoltre al monitoraggio a livello centrale delle prestazioni erogate dalle Sedi periferiche.
6)Le Parti concordano, al fine di facilitare il monitoraggio di cui al punto precedente, di
ricorrere - per l'annualità 2012 - al pagamento diretto da parte dell'INPS dei trattamenti di
sostegno al reddito.(...)”””””””””
venerdì 24 agosto 2012
A SETTEMBRE 56.000 FAMIGLIE ITALIANE SUBIRANNO UNO SFRATTO CHE NON SARA' RINVIATO. E' EMERGENZA SOCIALE NAZIONALE.BLOCCO DEGLI SFRATTI , SUBITO!
Solo a Napoli, tra dieci giorni, sfratto sicuro PER TREMILA FAMIGLIE.
Il Governo si occupi di questo, invece di pensare a eliminare l'IVA per chi costruirà grandi opere infrastrutturali.
Non potrà mai crescere un Paese in cui migliaia di lavoratori hanno stipendi da fame e nemmeno un tetto sulla testa.
Aspettiamo un intervento del Presidente Napolitano e iniziative concrete di Monti e Passera (basterebbe stornare un pò di soldi dalle regalie consuete alle banche...).
Il Governo si occupi di questo, invece di pensare a eliminare l'IVA per chi costruirà grandi opere infrastrutturali.
Non potrà mai crescere un Paese in cui migliaia di lavoratori hanno stipendi da fame e nemmeno un tetto sulla testa.
Aspettiamo un intervento del Presidente Napolitano e iniziative concrete di Monti e Passera (basterebbe stornare un pò di soldi dalle regalie consuete alle banche...).
mercoledì 22 agosto 2012
A POCHI GIORNI DALLA RIAPERTURA DELLE SCUOLE...BASTEREBBE CHE MONTI SI PREOCCUPASSE DELL'ISTRUZIONE PUBBLICA COSI' COME (CONVEGNO DI CL) HA DETTO DI AVERE A CUORE QUELLA PRIVATA.
Nuovo anno scolastico, nuovo Ministro, soliti problemi.
Molti lavoratori della scuola ad oggi non sanno dove inizieranno a lavorare perchè mancano ancora indicazioni definitive sulle assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni di docenti e personale non docente.E' ancora irrisolta la vicenda degli insegnanti "inidonei" che per questo verranno assegnati a compiti tecnici e amministrativi. Ma questi non sono i compiti per cui sono preparati e, assieme all'inefficienza che potrà colpire gli uffici di segreteria il risultato sarà di avere meno posti per i lavoratori tecnico-amministrativi "veri".Ancora non è stato emanato il decreto per l'immissione in ruolo del personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Le segreterie scolastiche, ganglio organizzativo fondamentale, potranno rimanere bloccate per carenza di dirigenti. Infatti non dappertutto sono presenti assistenti amministrativi abilitati a sostituire i direttori dei servizi generali e amministrativi vacanti e ancora da nominare.
Molti lavoratori della scuola ad oggi non sanno dove inizieranno a lavorare perchè mancano ancora indicazioni definitive sulle assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni di docenti e personale non docente.E' ancora irrisolta la vicenda degli insegnanti "inidonei" che per questo verranno assegnati a compiti tecnici e amministrativi. Ma questi non sono i compiti per cui sono preparati e, assieme all'inefficienza che potrà colpire gli uffici di segreteria il risultato sarà di avere meno posti per i lavoratori tecnico-amministrativi "veri".Ancora non è stato emanato il decreto per l'immissione in ruolo del personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Le segreterie scolastiche, ganglio organizzativo fondamentale, potranno rimanere bloccate per carenza di dirigenti. Infatti non dappertutto sono presenti assistenti amministrativi abilitati a sostituire i direttori dei servizi generali e amministrativi vacanti e ancora da nominare.
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